
San Filippo Neri lava i piedi ai pellegrini nell’Ospizio da lui fondato. Affresco di Filippo Bigioli, cappella di San Filippo Neri, 1853. Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma
Le Confraternite di Roma a servizio dei pellegrini si sono sviluppate principalmente nell’età dei Comuni. Già nel tardo Medioevo la situazione storica provocò la tendenza di associarsi per scopi non solo economici ma anche caritativi. In quell’epoca, l’istruzione e la cura dei malati erano esclusivamente nelle mani della Chiesa. Gruppi di laici e di sacerdoti hanno cominciato ad unirsi per assistere gli infermi romani e forestieri. Infatti, i pellegrini arrivavano nella Capitale e trovavano nelle Confraternite ospitalità e sostegno dopo il lungo viaggio.
Soprattutto per il Giubileo, arrivavano fedeli da ogni parte d’Europa tramite le antiche vie dei pellegrini. Questo portò alla formazione di Confraternite specifiche per le diverse regioni italiane: le Arciconfraternite dei Santi Ambrogio e Carlo dei Longobardi oppure dello Spirito Santo dei Napoletani o dei Siciliani sono un esempio. Non mancano quelle nazionali, come quelle di Sant’Antonio dei Portoghesi o quella dei Francesi nella chiesa di San Luigi.
Le Confraternite erano spesso agli ingressi principali della città, innanzitutto per poter assistere subito i pellegrini e farli sentire a loro agio: gli associati parlavano la stessa lingua dei forestieri e pregavano insieme a loro. Non solo: quando un viaggiatore chiedeva ospitalità, le Confraternite dovevano chiedere il documento di provenienza del forestiero. Solo una volta attestato che era un pellegrino, allora veniva rilasciata una “carta”, che gli permetteva di dormire e di essere assistito nella Confraternita. All’accoglienza seguiva la piccola cerimonia della lavanda dei piedi, come segno di servizio. Gesù aveva detto:
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri
(Gv 13,14)
Il pellegrino, invece, portava alcuni doni alla Confraternita che lo ospitava, come cibi locali o prodotti della propria terra. Questo creava un clima di profonda familiarità, rafforzando il rapporto di fratellanza tra i cristiani.
Anche dopo la fine del Giubileo gli associati continuavano le loro opere di carità per tutti gli ammalati residenti a Roma o per quei pellegrini che non potevano ritornare a casa. Un esempio di questo tipo di servizio è quello dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti, che raccolse migliaia di malati nell’Oratorio di sant’Agostino in Arenula.
La Rivoluzione Francese e l’Unità di Italia hanno determinato la decadenza di queste associazioni, anche se anche oggi nella Capitale i pellegrini possono trovarne alcune, soprattutto legate alle chiese nazionali e regionali. Un esempio sono San Luigi dei Francesi o Sant’Ambrogio e Carlo al Corso.