Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino, giunse a Roma con la sua famiglia a quattordici anni nel 1582, in cerca di fortuna. Egli era figlio di un modesto pittore di Arpino, piccolo paese nella provincia di Frosinone. Giuseppe pur non avendo una formazione professionale, mostrò ben presto di avere un grande talento naturale. A Roma trova impiego come macinatore di colori nei lavori al terzo piano della Loggia del Palazzo Vaticano, sotto la direzione di Nicolò Circignani.
Nel 1592, l’elezione a Pontefice di Clemente VIII e la sua protezione determinarono per il Cavalier d’Arpino il momento più fecondo e rilevante della sua vita artistica, tra i diversi incarichi il Pontefice affida all’artista la direzione dei lavori di decorazione della nave Clementina, ossia il nuovo transetto che il Papa aveva fatto ricostruire nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il Cavalier d’Arpino dirige una squadra di valenti artisti, basti ricordare i nomi di Cesare Nebbia, Paris Nogari e il Pomarancio, che già avevano lavorato per Papa Sisto V (1585-1590).
Negli affreschi del transetto è illustrata in forma semplice e comprensibile la storia della Basilica lateranense, essa è legata alle vicende dell’Imperatore romano Costantino che con l’editto di Milano nel 313 concesse la libertà di culto ai cristiani. Ogni affresco è inserito in un elegante cornice di finto arazzo rosso, con cornice decorata in oro. Il Cavalier d’Arpino riserva per sé la realizzazione dell’Ascensione di Cristo sul monumentale altare che custodisce la preziosa reliquia della tavola proveniente dal Cenacolo di Gerusalemme. L’affresco dell’Ascensione è inserito in una splendida cornice dorata, dove si alternano teste di serafini con la stella ad otto punte, emblema di Clemente VIII Aldobrandini. Nell’affresco, Gesù viene elevato al cielo in una luce splendente contornata da nubi, sotto troviamo gli Apostoli che con occhi attoniti e sgomenti contemplano la gloria divina del loro Maestro. Il Corpo di Gesù è splendente e le sue vesti sono candide e luminose, l’artista mette in evidenza i segni della crocifissione sulle mani e sui piedi e la ferita sul costato, segni tangibili che ormai la nostra umanità è stata portata in Cielo attraverso Gesù Cristo.
Due angeli in bianche vesti richiamano gli Apostoli con queste parole: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (Atti 1,11). Riconosciamo la figura di Pietro con la tunica azzurra e le due chiavi in mano. Gesù, ormai, si è mostrato ai suoi nella gloria della Sua divinità e li invita ad avere fiducia in Lui: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato…” (Mt 28,18-20). Mentre il ciclo delle storie di Costantino pone in evidenza il potere umano, l’affresco dell’Ascensione sottolinea che il potere del Figlio di Dio è superiore ad ogni potere. Gesù fonda la sua Chiesa, il cui primato spirituale ed autorità morale sono riconosciuti anche dai potenti della terra, simboleggiati da Costantino. Il Gesù del Cavalier d’Arpino, se guardato dal basso, più che ascendere al cielo, sembra venire incontro allo spettatore dal timpano del monumentale tabernacolo; tale visione riporta al cuore le parole di Gesù: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Come si realizza questa promessa? È l’Eucaristia, custodita nel Tabernacolo che assicura la presenza di Gesù nella sua Chiesa, fino alla fine dei tempi.