Sembra che la vocazione sia una “strana malattia”, di solito si tratta di un’attrazione verso le cose di Dio, una chiamata da parte del Signore a seguirLo più da vicino.
Proviamo ad individuare qualche “sintomo” analizzando la chiamata degli apostoli Andrea e Giovanni, tra i primissimi chiamati a far parte della Famiglia di Gesù. L’Apostolo Giovanni ci ha lasciato una bellissima testimonianza nel suo Vangelo (Gv 1,35-42). Andrea al momento della chiamata era un uomo già formato, mentre Giovanni era un giovane adolescente, entrambi erano discepoli di Giovanni il Battista e con lui aspettavano la venuta del Messia, il Salvatore d’Israele che avrebbe dato al popolo un futuro di pace e giustizia.
Da questa situazione possiamo individuare un primo sintomo:
Andrea e Giovanni sono uomini che desiderano costruire un mondo migliore e cercano la persona giusta che dica loro cosa fare. Anche tu hai nel cuore il desiderio di cose grandi, di metterti al servizio degli altri, di essere costruttore di una storia e una società più buona e giusta, ma a volte ti rendi conto che le sole forze umane sono insufficienti, abbiamo bisogno dell’aiuto di una Persona che non delude.
Riprendiamo la testimonianza di Giovanni: un giorno, Giovanni il Battista, vedendo passare Gesù, dice: “Ecco l’Agnello di Dio”. Quelle parole in Andrea e Giovanni suscitano il desiderio di seguire Gesù (Cf. Gv. 1,36-37).
Qui possiamo ravvisare un secondo sintomo:
ti senti attratta da chi ti parla di Dio e ti prospetta una realtà diversa da quella naturale, ti prospetta la possibilità di poter lavorare per la realizzazione del regno di Dio fin da ora. L’attrazione è per quel sacerdote, o per quella suora che ha sempre un sorriso per tutti, e che ti testimonia con la sua vita che sono felici pur non avendo nulla di proprio. Ti ritrovi ad osservarli, quasi a voler carpire il loro segreto. Così Andrea e Giovanni che seguivano il Battista, erano attratti da quello che egli annunciava e dalla sua vita austera, ma il Battista li rimanda a Gesù:“Io non sono il Cristo…” (Gv 1,20). Giovanni ed Andrea seguono Gesù, che inaspettatamente li interroga: “Che cercate?” i due rispondono: “Rabbì, dove abiti?” (Gv 1,38).
A questo punto possiamo scoprire un terzo sintomo:
si tratta di quel desiderio tumultuoso del cuore che ad ogni risultato raggiunto (maturità, laurea, primo posto in una gara, quel lavoro, il fidanzamento…) non è ancora appagato; oppure ti puoi scontrare con un imprevisto sul progetto che hai per la tua vita (un fallimento, una malattia…) e non ne comprendi il senso, ma intuisci che forse bisognerebbe cambiare strada, perché ti manca qualcosa o Qualcuno. Ecco allora la domanda di Gesù: “Cosa cerchi?”, e non puoi far altro che rispondere con un’altra domanda: “Maestro dove abiti? Dove posso incontrarti?”
Gesù dice ad Andrea e a Giovanni: “Venite e vedete”, essi vanno a casa Sua, si fermano per un giorno intero. Fu così importante quell’ incontro che Giovanni, ormai ottantenne quando scrive il suo Vangelo, annota:“Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39).
Ci imbattiamo adesso nel quarto sintomo:
lo puoi avvertire solo quando ti fermi a casa Sua, presso il Santissimo Sacramento dell’altare, dove inizia un dialogo silenzioso d’amore tra te e Gesù, senti i Suoi occhi su di te che ti guardano con amore, e odi le sue parole: “Vieni e vedi”. Allora il tuo cuore inizia a battere, i tuoi pensieri volano a quella comunità religiosa, dove ti senti a casa tua… e anche tu, come Giovanni, mai potrai dimenticare l’ora esatta del primo incontro.
Un quinto sintomo della vocazione consiste in un desiderio irrefrenabile di dire ad ogni persona: “Ho incontrato Gesù e sono felice!”, all’improvviso ti sembra di aver trovato la soluzione all’infelicità umana:“tutti dovrebbero cercare Gesù!”, e ti capiterà di fare come Andrea che appena incontra suo fratello Pietro gli dice: “Abbiamo trovato il Messia…” e lo conduce a Gesù (Gv 1,41-42).
Ogni vocazione è unica e irripetibile, e se guardi alla tua storia con gli occhi della fede, scoprirai molti altri sintomi di questa strana “malattia d’amore” che si chiama vocazione!