La liturgia di oggi ci porta a prendere in considerazione tre parole chiave: «ascensione», «andate», «cielo», che ci aiutano a entrare nel mistero dell’Ascensione.
Anzitutto la parola «ascensione». Di questo ci parla sia la prima lettura degli Atti degli Apostoli: « .. fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (1, 9), sia la lettura di san Paolo agli Efesini: « .. . quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro» ( 1, 20-21 ). In entrambi i casi si parla di un passaggio dalla tena al cielo che riguarda Gesù. Tale passaggio indica che con l’Ascensione è stata aperta una via di collegamento proprio tra la terra e il cielo, una via che non potrà essere più chiusa. Non vi è più, dunque, una separazione insanabile tra il mondo dell’uomo e il mondo di Dio, perché questi due mondi sono divenuti tra loro comunicanti in virtù dell’Ascensione di Gesù al cielo. Anzi, è Gesù stesso la Via che rimette in collegamento i due mondi, la Porta attraverso la quale l’umanità può ritornare nel giardino di Dio.
La seconda parola è «andate»: «Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli» (28, 19). Ciò che a noi è stato dato di comprendere e di vivere – il mistero di Cristo, la nuova via di comunicazione tra la terra e il cielo – non può essere tenuto solo per noi: il comando di Gesù è chiaro e ci esorta ad andare ovunque per dire a tutti la verità di questa via che ormai è «la Via» che dalla terra conduce a Dio. I discepoli sono mandati ad annunciare a tutti i popoli l’inizio di un mondo nuovo. Pertanto, oggi, la Chiesa contempla e cammina: contempla il suo Signore che ascende e cammina piena di gioia raccontando agli uomini la salvezza di Dio.
La terza parola è «cielo». Il mistero dell’Ascensione viene a ricordarci che il cielo che attendiamo è già una realtà del nostro tempo. Solo che rimane velato nella nostra condizione storica e può essere solo pregustato in virtù della fede. Eppure ormai il cielo di Dio è venuto ad abitare la terra degli uomini. Il cielo di Dio è Gesù. E più la fede è viva, tanto più lo sguardo umano scopre con meraviglia questa realtà di cielo che abita la nostra condizione terrena. Perché Gesù risorto è con noi fino alla fine del mondo.
da “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce” di Mons. Guido Marini
At 1, 1-11 – Sai 46 – Ef 1, 17-23 -Mt 28, 16-20