La più famosa immagine del Sacro Cuore di Gesù
L’autore della più famosa immagine del Sacro Cuore di Gesù è Pompeo Batoni (1708-1787).
Nasce a Lucca nel 1708, suo padre è un abile orafo e impone al figlio il mestiere di famiglia, il giovane ben presto si distinse per la sua abilità nella decorazione e cesellatura dei metalli preziosi, ma all’età di diciannove anni, Pompeo abbandona il laboratorio del padre per andare a studiare pittura a Roma. Nella città eterna il giovane pittore è affascinato dalle antiche sculture in Vaticano e gli affreschi di Raffaello e Annibale Carracci. Diventa subito famoso per la sua abilità nel copiare le sculture classiche. Batoni fu molto ricercato per i ritratti che eseguiva nel suo atelier in via Bocca di Leone 25 (piazza di Spagna), ma era molto lento nelle consegne, perché li rifiniva con cura così da spazientire talvolta i suoi committenti che egli ritraeva con lo sfondo del Colosseo o delle antiche rovine. I suoi ritratti si distinguono per le acconciature bizzarre e la composizione compassata, ma soprattutto per la penetrazione psicologica del personaggio e la delicatezza dell’incarnato. Egli ritrasse anche l’Imperatore d’Austria Giuseppe II e Papa Pio VI.
Nel 1760 Batoni realizzò su rame l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, che fu posta in una cappella della splendida Chiesa del Gesù a Roma. Quest’opera d’arte è diventata l’immagine ufficiale per la devozione popolare al Sacro Cuore di Gesù.
L’artista, nel realizzare il Sacro Cuore di Gesù, si è ispirato alle visioni della santa monaca francese Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Nella prima apparizione avvenuta nel 1673nel monastero di Paray-Le-Monial, nel giorno della festa di San Giovanni Evangelista, mentre la santa si trovava davanti al Santissimo Sacramento, ella racconta che: “Il Divino Cuore mi fu presentato come in un trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; esso era circondato da una corona di spine e sormontato da una Croce”.
Batoni ha rappresentato Cristo, vestito di una tunica rossa (colore del sangue, del martirio e dell’umanità) e un manto blu (colore del cielo e del divino), giovane e bello, con lunghi capelli inanellati sulle spalle, il Suo Volto è contornato da una breve barba, mentre con la mano destra indica il proprio cuore irraggiato dalle fiamme, ed incoronato da una corona di spine, sulla sommità del cuore una croce. Il racconto di Santa Margherita Maria continua, ella riferisce le parole che Gesù le ha detto: “Il mio Divino Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori […] Per portare a compimento questo mio disegno ho scelto te, abisso d’indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio”. Gesù chiede a Margherita Maria di posare la sua testa sul Suo petto, domandandole in dono il suo piccolo cuore, che Egli prende e inabissa nella fornace del Suo Cuore divino, restituendolo alla santa infiammato d’amore.
L’abilità dell’artista risalta nello sguardo di Cristo che penetra l’osservatore, e la Sua mano destra è un invito per chi guarda a posare il suo capo sul petto di Gesù, come già fece l’apostolo Giovanni, e come ha fatto Santa Margherita Maria. La monaca dona prontamente il proprio cuore per essere contagiato dalla passione di Dio per l’umanità.
Osservando l’immagine e riflettendo sul fatto che Gesù prende il cuore di Margherita Maria e lo immerge nel Suo, restituendoglielo infiammato, sorge una domanda: a chi appartiene quel cuore che Gesù porge allo sguardo dell’osservatore? E’ il Cuore di Gesù, oppure quello della Santa, reso simile al Suo?
La risposta si può trovare in questa preghiera, che la tradizione della Chiesa invita a recitare nel mese di giugno, mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, si tratta di una breve giaculatoria, che se fatta con fede ed insistenza di certo porterà il suo frutto: “Gesù, mite e umile di cuore, fa’ il cuore mio simile al tuo!”.